Capitolo 12
Il Guardiano della Galleria
Le aspettative del gruppo sono state ripagate; le pareti di quella stanza sono piene zeppe di ragnatele dall’aria vecchia e consunta. Vi sono inoltre diversi bozzoli, alcuni pendono direttamente dal soffitto.
L’attenzione dell’esploratore ricade prima sui suddetti bozzoli, in secondo luogo all’enorme scrigno (alto quasi quanto una persona) posto sull’altro lato della stanza e infine sul ragno delle dimensioni di un drago antico che riposa su di esso. Come intuito dall’esploratrice, il ronzio non è altro che il suo respiro durante il sonno, che però adesso si è arrestato. Il guardiano osserva con uno degli otto grandi occhi il gruppo di avventurieri, alzandosi sulle lunghe e squamose zampe. “Chi siete, voi?” Mentre parla, le enormi zanne sporche di sangue della bestia cozzano tra di loro, producendo un rumore particolarmente inquietante. La luce che proviene da alcuni fori del soffitto illumina interamente il corpo della bestia, mostrando chiaramente che gli altri sette occhi sono chiusi. Tra l’altro, in uno di questi vi è conficcata una lunga spada.
Marchesa Vaniglia rimane a bocca aperta alla vista di quel luogo inquietante, pur continuando a studiare ogni dettaglio di ció che la circonda. Quando nota la bestia gigante, peró, inizia a tremare. Non é ancora sicuro che costituisca una minaccia, ma la combinazione caverna, ragni parlanti e sangue la preoccupa molto. Nonostante tutto cerca di apparire coraggiosa: ferma, le spalle dritte e un´espressione neutra in volto. L´unica cosa che non le riesce é parlare, perció tace e aspetta che sia qualcun altro a dare una risposta.
Conte SajCor il Limoncino Candido una volta nella grande sala riconosce le ragnatele e si da del genio per averle nominate, poi i suoi occhi cadono sull’aracnide; con il medesimo disgusto provato per i ragnetti guarda la bestia e, al contrario di prima, si da dello stupido per non essersi immaginato questa evenienza. Osserva con attenzione le particolarità del ragno: nota gli occhi, le zampacce e la spada conficcata in uno dei sette occhi chiusi. Alla domanda del ragno rimane sopreso: non si aspettava parlasse! Cerca lo sguardo dei suoi compagni e pensa di dover fare qualcosa, rispondere nel modo meno rischioso. Fra tutte le opzioni infine preferisce raccontare la verità alla bestia. “Siamo venuti qua perchè ci han parlato di quello” e indica lo scrigno. “Vorremmo sapere cosa contiene e perchè questo posto è così temuto, direi per la vostra maestosità!”
Dea Aranel ha una reazione più o meno simile a quella dei compagni non appena irrompono nella stanza e davanti a loro si presenta il guardiano del tesoro. Sgrana gli occhi e rabbrividisce; non è per nulla carino quanto i piccoletti di prima. Il suo sguardo si sofferma sull’occhio ferito della bestia. Superato il primo momento di shock, lascia la mano di Vaniglia per passarle davanti, portando prontamente una mano alla daga. Ascolta le parole di SajCor e annuisce, non sapendo cos’altro aggiungere.
Madam Nerissa giunta per ultima dentro la grande sala, posa immediatamente lo sguardo sul ragno simile ad un drago posto davanti a loro. Lo guarda con aria stupita, non avendo mai visto nulla di simile nei suoi viaggi ne sui libri che ha studiato. Pone infine lo sguardo su SajCor, ascoltando ciò che dice alla bestia e sperando che nessuno sia così avventato da disturbare l’essere prima che possa rispondere.
Dio minore Phobos l`Oni Incendiario entrato nella grande sala percepisce subito un nuovo odore. Volge lo sguardo su quella bestia illuminata e spegne la sua sfera non essendo più di alcun aiuto. Dopodiche percepisce altri odori provenienti dal soffitto che si appresta ad studiare in contemporanea con i bozzoli. Da sotto la maschera fa una smorfia schifata e riprende a fissare l’orrenda creatura. Prende per il colletto Tristan ma lo lascia subito andare avendo preso SajCor l’incarico che aveva intenzione di affibbiare all’esploratore. Ascolta con dovuta pazienza la breve introduzione di SajCor e lo maledice dal dentro per la troppa sincerità. Quando nota infine la mano di Aranel pronta a scattare le lancia un’occhiata di disapprovo e le sussurra: “Non facciamoci vedere minacciosi.” poi torna a guardare le bestia e si augura che non sia affamata.
Esploratrice Arianrhod penetra nella grande sala, inorridendo alla vista delle ragnatele: “chissà quanti cadaveri dentro quei bozzoli...” Si dice mentre ascolta i commenti dei suoi compagni, provando ad elaborare una situazione. ”Quella spada.. non deve trovarsi lì per caso.” si lascia sfuggire.
Il grande occhio della bestia indugia a lungo su ogni singolo avventuriero, fermandosi infine su Tristan. “Credo che possiate immaginare che fine facciano i curiosi o i temerari che si addentrano in questa galleria.” Una delle otto zampe del ragno pesta a terra con forza, facendo tremare l’intera galleria. Il passaggio alle spalle dei guerrieri pare sparito per magia. Inutile dire che nessuno è mai tornato indietro per raccontare ciò che ha visto. Lentamente le zampe della creatura si sgranchiscono. “La donna che indossava un monile come quello è stata l’unica avventuriera in grado di ferirmi.” Aggiunge riferendosi all’esploratore. “Ed è stata anche la più saporita.” I denti della creatura ticchettano, in una sorta di risata.
A quelle parole l’esploratore si incupisce, lanciando al nemico uno sguardo che uccide. “Amici... Sussurra. Non avrei mai voluto trascinarvi in un’impresa simile.” Confessa, mentre il ragno sembra prepararsi all’attacco. L’esploratore invece avanza deciso, portando una mano al ciondolo donatogli tempo addietro dalla sua compagna di avventure. “Farò il possibile per proteggervi.” In quel momento, l’occhio del ragno si illumina. Spalanca le fauci, soffiando sugli avventurieri un alito infuocato. La trasformazione di Tristan è provvidenziale. La fiammata del ragno viene fermata dalle ampie ali della viverna che ora si frappone tra il guardiano e il gruppetto.
Marchesa Vaniglia ormai non riesce piú a nascondere il tremore, che diventa sempre piú evidente. Perplessa passa lo sguardo dal mostro, a Tristan e viceversa. Pian piano si convince che non esiste alternativa se non combatterlo ed estrae la sua spada con un movimento veloce. Non l´ha mai usata prima contro una creatura del genere, perció non parte subito all´attacco. Prima le serve una strategia... cosí, quando Tristan si posiziona tra loro e la creatura, ne approfitta per studiarla piú attentamente.
Conte SajCor il Limoncino Candido ascolta con attenzione le parole della creatura, deluso di non aver concluso nulla. Quando infine realizza che il gruppo è in trappola porta la mano destra sull’arma e la sinistra sull’artefatto (un boccale). Quando Tristan si pone fra la bestia e gli altri urla, “Tristan!” Invoca Sgrios e incita gli altri a tenersi pronti per attaccare, “Coraggio, che nessuno di noi muoia! Per RafflinGate! Vaniglia, disegna questo ragno! Sopravvivi!” Sente il potere di Sgrios al suo fianco ed è quindi pronto ad attaccare.
Dea Aranel chiude gli occhi, è successo tutto troppo in fretta. Quando li riapre, si ritrova davanti a sé una viverna. Ci mette poco a capire che si tratta di Tristan. Oltre le ali della creatura scorge le fiamme del ragno che continuano a divampare, ma non può starsene con le mani in mano. “Credo che sia meglio dividerci.” Lancia una lunga occhiata a Vaniglia, titubante, ma alla fine decide che è meglio agire. Scatta di lato cominciando a percorrere di corsa la circonferenza della sala, in modo da aggirare l’avversario. A metà strada, allunga la mano aperta verso il ragno scagliandogli contro un fulmine, mirando all’occhio. La luce di prima l’ha portata a pensare che si tratti della fonte della sua magia.
Madam Nerissa approfittando di Tristan che blocca le fiamme del ragno, scatta velocemente verso il fratello e gli mormora qualcosa all’orecchio, venendo però interrotta dal gesto di Aranel. La osserva cercando di capire le sue intenzioni prima intuire il suo piano. Sperando che funzioni, evoca anche lei un fulmine mirando all’occhio che l’essere tiene aperto.
Dio minore Phobos l`Oni Incendiario lascia che il ragno esprima la sua trampignando seccato. Quando poi vede la situazione scaldarsi si accende due fiammoni tra le mani. Quest’ultimi si rivelano inutili appena tristan si pone in mezzo per proteggerli. Alla vista del potere del suo medaglione lascia uscire una fragorosa risata e rimane a bocca aperta sbavando appena. Ascolta di sfuggita le parole di Nerissa, tuttavia, senza aspettare alcun segnale scatta in aria posandosi su uno dei bozzoli. Non sa ancora da che parte stare: Se con il gruppo contenente anche la sorella e l’alleata o con il ragno a scopo di prendere il medaglione a Tristan. Comincia quindi con il lanciare due vampate, una contro l’esploratore e l’altra contro il ragno. Dopodiche si leva la tunica con un forte strappo e la lascia cadere, mostrando il corpo completamente coperto dai tatuaggi ora illuminati di rosso: “Non sono mai stato così vivo!” urla osservando le vampate precipitare mentre la cresta si fa alta sulla maschera.
Esploratrice Arianrhod non da troppo peso alle minacce dell’Aracnide: in fondo, tutti i cattivi sono dei gran chiaccheroni... Difetto che potrebbe giocare a loro favore. “Lord SajCor non ho nessuna intenzione di morire nana e sporca di fango...” sibila, sarcastica, stringendosi ai compagni. Non può evocare fiamme o turbini acquatici, ma la mossa di Nerissa le da un’idea. Evoca un drappello di scheletri, ordinandogli di tentare a confondere la bestia -magari ingarbugliando le molteplici zampacce- così da stordirla ulteriormente.
Il ragno, vedendosi arrivare addosso tre attacchi in contemporanea, chiude l’occhio. Le fiamm scompaiono all’improvviso, mentre se ne apre un altro, che si illumina per un istante come la prima volta. Una barriera avvolge il corpo del nemico, proteggendolo da ogni attacco.
L’esploratore torna alla sua forma originaria, schivando così seppur involontariamente la vampata di Phobos. Senza curarsene troppo, lancia un’occhiata ai compagni per studiare le loro mosse. Una volta sgominato il pericolo, anche il secondo occhio del ragno si chiude, e si apre il terzo. Da questo parte una saetta arancione mirata a Tristan. Tuttavia, grazie al diversivo dell’esploratrice, il ragno incespica appena sulle lunghe zampe e il lampo manca di poco l’esploratore, colpendo invece Vaniglia, paralizzandola. L’imprecazione di Tristan rimbomba per la grande sala. Quest’ultimo assume nuovamente una forma alata, stavolta un po’ meno ingombrante: quella di un grifone. Spicca il volo, volteggiando attorno alla bestia per distrarla.
Conte SajCor il Limoncino Candido non si aspettava una reazione così ingegnosa da parte del ragno. Intuisce la funzione degli occhi e ragiona ad alta voce per farsi sentire, “Ogni occhio è un potere magico! Il primo produce fuoco, il secondo una barriera e il terzo un fulmine! Dobbiamo neutralizzarli!” batte il boccalle sul terreno e poco distanti compaiono dei golem di pietra. I tre golem lanciano pietre contro il ragno. “L’acqua può neutralizzare le fiamme!” Corre in modo circolare per evitare di esser colpito dalle zampe della bestia e da eventuali nuove magie.
Dea Aranel ascolta le parole di SajCor, ma ad un certo punto queste le paiono tremendamente lontane. Ogni fibra del suo corpo è improvvisamente concentrata su Vaniglia, che ha visto cadere a terra dopo essere stata colpita dalla saetta. Per un lungo istante rimane paralizzata, come se l’incantesimo avesse colpito anche lei. Il tonfo del boccale di SajCor la riporta però alla cruda e dura realtà. Velocemente cerca di escogitare qualcosa, tornando con la mente alla volta in cui insieme ad altri guerrieri ha affrontato l’orco, in piazza. Sembrava un avversario invincibile ma unendo le forze hanno vinto. Si piega improvvisamente sulle ginocchia e batte entrambe le mani a terra, con forza, concentrando il mana per evocare un incantesimo semplice ma che anche la scorsa volta si è rivelato essenziale. Il terreno sotto le gambe del nemico, quindi, comincia a congelarsi diventando una superficie scivolosa. Subito dopo si precipita a soccorrere l’amica.
Madam Nerissa osserva i compagni per studiare le loro strategie. Alla fine decide di sfruttare il terreno congelato di Aranel e il grifone per correre intorno al mostro fino a quando non trova un ottimo appiglio per saltargli in groppa. Dopo aver evitato un pietra lanciata dai golem di SajCor, corre sopra la schiena dell’essere cercando di colpire, anche minimamente, quanti più occhi possibili con le proprie scimitarre.
Dio minore Phobos l`Oni Incendiario è irritato nel vedere che Tristan non lo degna di un singolo sguardo. Talmente irritato che perde la ragione e scende dal bozzolo. Si pone davanti al ragno dando lui le spalle e senza pensare troppo a quel che potrebbe fargli, provvede a lanciare una vampata contro le roccie di Saj per spezzarle con le alte temperature. Preme una mano al terreno, cominciando a sciogliere anche il ghiaccio. Si volta infine verso l’animale ancora impegnato con Nerissa e ringhia: “Ora mi prendo quel medaglione....poi tu porti me e altri da me decisi fuori di qui.” Sembra non temere tutti i pericoli che sta correndo al momento.
Esploratrice Arianrhod è sbalordita dal comportamento di Phobos: nessuno avrebbe mai osato al castello mettere la sua vita in pericolo. Infuriata, pensa alla cara nonna, chiedendosi cosa essa avrebbe fatto al suo posto. “Individuerebbe il punto debole dell’animale.. “ pensa tra sé, mentre Nerissa le sfreccia accanto sul grifone. Si volta verso Vaniglia più per curiosità che per altro: è perfettamente consapevole che la presenza di Aranel rende superfluo chiunque altro. Un’idea le balena in testa. “Sarai pure di ragguardevoli dimensioni, amico” scansa Sajcor, avanzando verso la bestia. “Ma il tuo corpo resta pur sempre quello di un ragno: e, si sa, il corpo di un ragno è debole... sull’addome” precisa, rivolta a Tristan e ai compagni. Decide di lanciarsi in un incantesimo più complesso, forte di poter trarre energia magica dai compagni di sventura. Si ferma di fronte all’aracnide, senza mostrare alcun timore, nonostante il respiro pestilenziale di questa le dia a dir poco la nausea. Con il piede accenna il cerchio magico per poi, una volta lasciate confluire le energie nel suo corpo, intrecciare le mani simulando lo sbattere d’ali d’un volatile. L’ombra generata sul pavimento - le fiamme di Phobos si rivelano provvidenziali in questo caso - d’un tratto prende vita, materializzandosi in un pipistrello, e in un altro ancora e via dicendo. Un piccolo sciame di pipistrelli si introduce o almeno ci prova nella bocca del ragno, provando a destabilizzarlo dall’interno così da favorire ripidi movimenti in grado di farlo cadere supino e indifeso.
Per un istante la situazione pare sfuggire al grande ragno, che però non si dà per vinto tanto facilmente. Il suo sguardo si sofferma innanzitutto sul Dio minore, che gli da le spalle. Infastidito da questo suo comportamento, lo colpisce con un veloce e possente colpo dell’arto destro anteriore, scaraventandolo con forza contro la parete rocciosa. Batte poi la stessa zampa per terra con lo scopo di provocare una frana e seppellire vivo l’Oni, o almeno ci prova; una chiazza di ghiaccio rimasta intatta per puro caso lo fa scivolare, così il colpo va a vuoto. La creatura comincia ad innervosirsi. Posa lo sguardo sull’artefice di quell’incantesimo, pronto per paralizzare anche lei, quando la sua vista si annebbia. La scimitarra della Madam ha messo fuori uso il suo occhio paralizzante. Digrignando le zampe per il dolore, la creatura apre un altro occhio con il quale emana un’aura luminosa color indaco, accecando la ragazza, che afferra avvolgendole attorno una delle lunghe zampe. Indeciso se stritolarla o meno, nel frattempo viene colpito da un masso che lo fa vacillare. Opta quindi per scagliare con violenza Nerissa contro il Barone, ringhiando famelico. L’ultimo attacco che lo raggiunge è quello dell’esploratrice, che le riempie la bocca di pipistrelli. Il ragno si paralizza improvvisamente, come se ciò avesse sortito su di lui un qualche effetto, ma alla fine si limita a rigurgitare una poltiglia verde, informe e fumante, sul terreno della grotta. Decide dunque di scagliare su di lei il prossimo attacco. L’occhio si chiude per lasciare spazio ad un altro, che usa per evocare un raggio congelante. Raggio che tuttavia viene intercettato dal grifone. Questo cade malamente a terra, con le ali congelate, prima di tornare alla sua forma umana. L’esploratore rimane in ginocchio ansante e dolorante, fissando a denti stretti la creatura mentre il ghiaccio si propaga rapido sul suo corpo.
Marchesa Vaniglia comincia a riprendersi un poco per volta. Boccheggia, ma non riesce ancora a controllare le corde vocali, allora allunga con estrema lentezza una mano verso Aranel, per segnalarle che sta bene e spingerla ad aiutare gli altri contro la creatura. L’attacco del ragno ha interrotto il flusso dei suoi pensieri. Non avendo quindi la più pallida idea su come procedere, rimane semplicemente sdraiata sul posto, a fissare il soffitto della caverna in attesa che l’effetto della paralisi svanisca.
Conte SajCor il Limoncino Candido vede arrivare Nerissa a gran velocità nella sua direzione. Impreparato apre le braccia per prenderla al volo ma si ritrova a rotolare per terra insieme a lei.
Dea Aranel mantiene lo sguardo fisso su Vaniglia ancora per qualche istante, prima di annuire in modo quasi impercettibile, per poi rialzarsi ed osservare il trambusto che accade attorno a lei. Osserva prima i compagni, e poi di nuovo il loro nemico, posando lo sguardo sui suoi occhi, o meglio, sull’unico aperto. All’improvviso viene colta da un dubbio. Finora il ragno ha usato più incantesimi, ma non ha mai aperto più di un occhio alla volta. Eppure, se lo facesse, il loro sconto sicuramente terminerebbe in un istante. Questo può voler dire una sola cosa: il ragno non può aprire più di un occhio alla volta, o almeno ci spera. Decide quindi di tentare una mossa azzardata. Aggira il nemico e, una volta arrivata alle sue spalle, proprio come Nerissa gli sale sul dorso arrampicandosi agilmente. Una volta lassù, cerca rapidamente di ricordare quale occhio ha quale potere. Allunga le mani verso l’occhio capace di evocare la barriera e tenta di sigillarlo congelandolo.
Madam Nerissa viene colta alla sprovvista. Con il respiro mozzato dalla salda presa del ragno, si ritrova scagliata contro SajCor. Nonostante lui abbia tentato di prenderla, si ritrovano a rotolare insieme fino a scontrarsi con una parete. “Ahia.” Cerca di rialzarsi per accertarsi delle condizioni del fratello ma non ci riesce. Rimane quindi lì seduta a riprendere fiato e a farsi venire un’altra idea.
Dio minore Phobos l`Oni Incendiario Viene colpito a “tradimento” dalla grossa zampa del ragno. Finisce contro la parete con una spallata che rovina più la roccia che lui stesso. L’incantesimo di Aranel lo salva per un soffio, tuttavia, non perde certo l’entusiasmo e ritorna alla carica. Questa volta contro di lui: “Inutile essere...pensavo non ci fossero altri animali orgogliosi quanto me.” ringhia contro la bestia. I fiammoni si riaccendono tra i suoi palmi: “Ora ammazzo te e mi prendo quel medaglione da solo...” afferma a sguardo fermo. Si porta accanto a Tristan e lo punzecchia con un piede mentre osserva il suo corpo raffreddarsi: “AhAh...questo facilita solo le cose” quindi porta le mani verso i bozzoli e seguendo le indicazioni dategli prima dalla sorella, rilascia una fiamma su di essi e l’altra verso qualche stalattite.
Esploratrice Arianrhod approfitta del trambusto generale per lanciarsi verso Tristan: gli altri si occuperanno del ragno, lei proverà a ottenere ciò che desidera. Pur non essendo ancora padrona della magia elementale, ricorda un blando incantesimo lenitivo insegnatole dalla nonna, che potrebbe essere sufficiente per arrestare lo stato di congelamento. Con l’altra, però, sfrutta lo stordimento momentaneo dell’esploratore per insinuare la mano nel colletto della sua blusa, provando a sottrarre il ciondolo incantato del giovane. Accovacciata, lancia uno sguardo ai movimenti di Aranel: la Dea sembra sapere ciò che fa. Sospira, armeggiando con la catenina e borbottando la formula magica anti ghiaccio.
L’esploratore si limita a lanciare un’occhiataccia a Phobos senza dire nulla, troppo impegnato a diventare una statua di ghiaccio. Il processo tuttavia viene arrestato dalla fanciulla, sebbene ormai si sia propagato abbastanza da immobilizzarlo a terra. Afferra con la mano tremante quella di lei, fissandola negli occhi per qualche secondo. “Ho solo tre condizioni. Alla fine di tutto questo, il medaglione dovrà tornare nelle mie mani.” Indica l’Oni con un cenno della testa. “La seconda condizione è: fa sì che non cada nelle sue.” Torna a rivolgerle un debole sorriso. “Sopravvivi.” Dopo averle sussurrato l’ultima condizione, sgancia il medaglione dal proprio collo e lo affida a lei. “Buona fortuna.”
Dall’altra parte della stanza, il nemico si scrolla di dosso la Dea muovendo rapidamente l’addome, senza accorgersi che uno dei suoi occhi più importanti è stato bloccato dal suo incantesimo. La sua attenzione quindi viene catturata dalla Madam e dal Dio minore, che pare stiano architettando qualcosa. Batte una zampa contro il terreno congelato, scuotendo la terra e facendo crollare su di loro qualche roccia acuminata.
Marchesa Vaniglia riuscendo nuovamente a muoversi senza troppe difficoltà, scioglie un poco gli arti indolenziti e si guarda in giro per valutare la situazione. Ricordandosi delle parole rivoltele da Saj prima che finisse stesa a terra, si tira su a sedere. Frettolosamente estrae per l’ennesima volta la propria pergamena, che ripiega per bene e su cui disegna con grande precisione il grosso ragno, scribacciando accanto ad ognuno degli occhi le informazioni fin’ora raccolte. Pensando che forse dopotutto un proprio intervento potrebbe essere d’intralcio a chi già sta tenendo testa alla bestia, per l’inizio cerca di aiutare Arianrhod a scaldare Tristan.
Conte SajCor il Limoncino Candido si rialza non tanto ammaccato e leggermente umiliato per non esser riuscito ad afferrare Madam Nerissa. Alza la mano sinistra verso il ragno ed evoca una luce abbagliante nel tentativo di fargli chiudere un occhio (in entrambi i sensi). Imitando le gesta di Aranel corre verso il ragno sperando che la luce abbia funzionato e invece che sul dorso gli corre sotto e inizia a bastonarlo col suo scettro sulle zampe e contro l’addome sperando in qualche modo di avvantaggiare i suoi compagni.
Dea Aranel casca a terra con un tonfo e si lascia sfuggire un verso di dolore. Si rialza sbuffando e osserva il nemico proprio mentre il barone evoca quella luce. Fortunatamente il cappuccio del mantello la protegge. Senza pensarci, infila la mano in una tasca del mantello e ne estrae una piccola maschera bianca. La applica al viso, coprendolo per metà, e mentre le sue vesti si tingono di rosso ed il mantello muta in un soprabito, raggiunge SajCor estraendo la daga. Al riparo dagli occhi malefici del nemico, quindi, comincia a menare fendenti a ripetizione contro una delle solide zampe del ragno, nel tentativo di mutilarlo. “Penserai a quello stupido medaglione più tardi! Ora vedi di renderti utile fannullone, o rimarrai a mani vuote!” Grida all’oni, tenendolo d’occhio da lontano.
Madam Nerissa riesce con molta fortuna a schivare le rocce che cadono dal soffitto. Dopo aver evocato un lieve incantesimo di cura su di sé, corre incontro al mostro al fine di recuperare le sue scimitarre prima di portarsi affianco ad Aranel ed aiutarla nel mutilare la zampa del ragno.
Dio minore Phobos l`Oni Incendiario non ricevendo altri segnali da parte della sorella, decide di procedere di testa sua...Di nuovo. Spegne le fiamme tra le mani e le pone davanti a sé. L’amuleto magico comincia a formarsi tra di esse. Mira l’occhio indaco, più pericoloso per loro al momento e lancia su di esso l’incanto: “Sigillo di costrizione numero uno... blocco muscolare....” borbotta offeso dalle parole di Aranel. Poi si volta verso Arianrhod minaccioso, tuttavia si calma subito e la scruta sereno. Poco dopo torna concentrato sul ragno e risponde a gran voce alla lich : “A meno che non vuoi bruciare insieme a lui accontentati di questo....altrimenti allontanati e lasciami lavorare.”
Esploratrice Arianrhod sblocca finalmente il meccanismo che ferma la catena del ciondolo. Stringendolo tra le piccole mani, lo osserva silenziosamente, rapita dall’energia magica che l’oggetto sembra emanare. La sua mente è talmente presa dall’immaginare cosa il gioiello le consentirebbe di realizzare che quasi non percepisce le condizioni di Tristan, alle quali annuisce con un vago cenno del capo in segno d’assenso. Indossato il ciondolo, lascia l’esploratore alle cure di Vaniglia passando in rassegna i vari componenti della compagnia con lo sguardo: adesso che possiede l’oggetto, forse non è più l’ultima, debole ruota del carro. Stringe le manine e procede con decisione verso l’animale mostruoso “Dove abbiamo sbagliato sinora..” riflette, evitando per un soffio la luce di SajCor e rischiando di ustionarsi a contatto con Phobos, del quale ricambia lo sguardo. Quindi, ormai a fianco di Aranel e Nerissa, prende con la mancina il gioiello, mormorando “Meno forza... Più agilità.” PUFF. A posto della nana, appare un grazioso, snello e coloratissimo colibrì che libra subito in volo sfruttando gli attacchi dal basso delle due ragazze. Servendosi dell’intensa velocità e del lungo e appuntito becco dell’animale, inizia a beccare ripetutamente gli occhi ancora aperti del ragno, provando a schivarne gli attacchi grazie alla rapidità degli spostamenti tipici del variopinto animale.
L’esploratore rimane seduto a terra, immobile e teso, tenendo d’occhio la situazione mentre si affida alle cure di Vaniglia. Intanto, il ragno si ritrova nuovamente in difficoltà. Accecato dalla luce di SajCor, chiude l’occhio per aprirne subito un altro... Il quale viene prontamente accecato da un piccolo volatile dal becco appuntito. La bestia lancia un grido di rabbia e dolore, non si sa se per l’occhio o per i nervi di due zampe che oramai sono belli che andati. La creatura comincia quindi a muoversi, dapprima cercando di evocare senza successo lo scudo magico. Non capendo che cosa lo blocchi, si muove verso la parete arrampicandocisi sopra goffamente, fino a raggiungere il soffitto. Da lì, tenta di aprire l’occhio color indaco, fallendo per l’ennesima volta. Il guardiano comincia a rivalutare il potenziale dei nemici, ritrovandosi in seria difficoltà. Decide dunque di evocare il potere della terra, del quale può usufruire senza bisogno di aprire alcun occhio, e scatena un movimento sismico che si propaga per tutta a galleria, con lo scopo di intralciare i nemici. Nel medesimo istante apre l’occhio grigio.
Marchesa Vaniglia sentendo la terra tremare, si sporge istintivamente in avanti per coprire la testa dell´esploratore da eventuali crolli. Potendo fare ben poco per contrastare l´incantesimo di congelamento, usa una blanda magia per rendergli almeno un po’ di quel calore perso. Spera che così almeno riuscirà a muoversi quel che basta per permetterle di spostarlo in un angolo più sicuro, in attesa che si riprenda del tutto. Delicatamente si poggia una delle braccia di Tristan intorno alle spalle e lo solleva da terra, senza mai perdere di vista le riespettive posizioni del nemico e dei compagni, soprattutto quelle di Aranel e Phobos, seppur per motivi diversi. “Riesci a camminare?” chiede preoccupata prima di mettersi in moto.
Conte SajCor il Limoncino Candido conficca il suo scettro nel terreno per tenersi in equilibrio. Guarda in alto verso il ragno sottosopra e prova ad escogitare un nuovo modo per colpirlo: ormai le armi bianche non hanno più utilità. Notando le due zampe ferite immagina che con sei zampe l’equilibrio della bestia sia peggiore del solito. Battendo l’artefatto nuovamente a terra crea egli spuntoni di roccia proprio sotto la creatura, e invocando la forza di Sgrios lancia dei fulmini verso le zampe. Non ha idea di quanto efficace possa essere il piano ma ci prova. Intanto si maledice di non essere un Titano come una volta.
Dea Aranel quasi cade a terra a causa della scossa sismica, ma riesce a mantenere l’equilibrio grazie alla propria daga che punta per terra. Segue con lo sguardo il ragno, studiando le sue mosse e soprattutto le sue debolezze che stanno riuscendo ad esporre. Il colore dell’ultimo occhio la allarma, nonostante non ne conosca le proprietà, quindi cerca di escogitare qualcosa in fretta. Osserva gli incantesimi di SajCor e sorride, trovando abbia avuto un’ottima idea. Quindi allunga una mano verso il soffitto lanciando diversi incantesimi di ghiaccio conto la parete, per farla diventare scivolosa e rendere ogni appiglio più precario.
Madam Nerissa nonostante la scossa sismica riesce a mantenersi in piedi. Osserva i due compagni, studiando le loro mosse ed all’improvviso un’idea le balena per la mente. Velocemente corre verso il fratello e, dopo avergli sussurrato il piano all’orecchio, ritorna vicino al ragno. Estrae dalla bisaccia varie ampolle contenenti lo stesso liquido scuro e viscoso e le scaglia contro l’essere mirando al dorso dove risiedono gli occhi.
Dio minore Phobos l`Oni Incendiario fa un balzo per evitare la scossa. Ciò nonostante anche in aria viene colpito e vola qualche metro indietro finendo accanto ai due fuggitivi: “Via di qui...” accenna appena mentre crea davanti a loro un muro di fiamma. Fatto ciò raggiunge la madam in corsa e ne ascolta le parole. Non riesce a trattenere una risata ed esclama: “Ai tuoi ordini!” quindi, mentre lei si appresta a lanciare le ampolle, si prepara con le mani puntate. Nel momento in cui queste si avvicinano abbastanza, rilascia due fiammate arancio verso di esse: “Non c’è più tempo per giocare!” Rimprovera al ragno mentre la sostanza prende fuoco divampando qua e là all’altezza del tetto.
Esploratrice Arianrhod avendo mutato attraverso il medaglione la propria persona in colibrì, non soffre particolarmente la scossa sismica. Sfreccia accanto ai compagni, alla ricerca di un angolo sicuro in cui effettuare la riconversione in nana. Accostatasi a una parete vicino Vaniglia e Tristan per trasformarsi al termine della scossa. Si rende conto che l’idea di SajCor è promettente: immobilizzare il ragno nell’attesa di scoprire il potere del nuovo occhio. Approfittando del trambusto, si muove con circospezione alla ricerca di qualche pelo o scheggia lasciato dalla belva. Trovato un frammento di zampa, lo raccoglia, con espressione schifata, attaccandolo rapidamente a uno dei suoi fantocci voodoo di riserva. Spera che l’utilizzo di una bambola base non comprometta l’esito dell’incantesimo: con la magia, cuce gli arti inferiori del fantoccio, legandoli in un nodo fatale. Sperando che la trovata funzioni, stringe sempre di più il nodo che tiene legate le gambe del pupazzo.
Il grande occhio del ragno guizza rapido su ognuno degli avventurieri, indugiando, come se non sapesse chi pietrificare per primo. E forse sono proprio quei pochi secondi di indecisione a costargli la vita. Non appena si accorge degli attacchi magici che gli volano contro, d’istinto la creatura chiude l’occhio per aprire quello che attiva lo scudo magico, senza successo. La creatura viene quindi colpita ripetutamente, prima dai fulmini, poi dalla combinazione dei due fratelli, e infine dal voodoo di Arianrhod. Tutto ciò, insieme alla parete improvvisamente scivolosa che non gli permette più alcun appoggio, compromette il suo equilibrio facendolo cadere. La creatura in fiamme colpisce in pieno gli aculei rocciosi del Conte, che si conficcano in profondità nella sua carne. Il guardiano, simile a un sanguinolento puntaspilli gigante, lancia un roco grido di dolore mentre le fiamme lo consumano, annebbiandogli la vista. Il suo enorme corpo trema in modo convulso, prima di immobilizzarsi, ormai privo di vita, almeno apparentemente. Un improvviso silenzio ora domina in quella galleria, interrotto solamente dallo scalpitare delle fiamme.
L’esploratore si alza in piedi, non senza qualche difficoltà, rivolgendo un debole sorriso a Vaniglia. “Sto molto meglio, grazie.” Sussurra posando gli occhi sul corpo esanime del ragno.
Questo, improvvisamente, comincia a sciogliersi insieme agli spuntoni di roccia, divenendo una melma fumante che viene assorbita dal terreno. Lì, davanti allo scrigno che il ragno custodiva gelosamente, non è rimasto altro che la spada insanguinata della strega. Tuttavia quel momento di pace e trionfo dura ben poco. Al centro della stanza, nello stesso punto in cui ciò che rimaneva del ragno è stato assorbito, si crea una voragine di discrete dimensioni, che fa nuovamente tremare la terra. Da quel buco fuoriescono otto lunghe zampe che precedono l’arrivo del guardiano, che pare completamente rigenerato e risanato. La buca si chiude, e il guardiano si staglia nuovamente davanti ai guerrieri. Tuttavia in lui non vi è più alcun atteggiamento ostile. “Sono passati anni, forse secoli da quando qualcuno è riuscito a mettermi in una simile difficoltà.” La voce roca e cavernosa del ragno pare calma ma vagamente spossata. “Mi avete dimostrato che, nonostante alcuni di voi non posseggano esattamente le caratteristiche che rendono forte un guerriero, siete dotati di un coraggio e di una forza di volontà tale da riuscire a tenermi testa. Se solo il mio occhio non fosse danneggiato in modo irreparabile, ci saremmo divertiti ancora di più.” Per un essere simile, al quale è riservata una vita eterna, quello non è stato altro che un gioco. “Credo che il mio creatore non avrebbe nulla in contrario, se vi lasciassi mettere le mani su questo tesoro polveroso che proteggo ormai da una vita.” Lo sguardo del ragno si sofferma di nuovo su ogni singolo guerriero, prima di chiudersi. “Prendete ciò che il vostro cuore desidera e andatevene. Ma non fate più ritorno.” Li ammonisce, prima di battere una zampa per terra. Come prima, il suo corpo si scioglie divenendo un’ampia pozzanghera fangosa che viene assorbita dal terreno. Un rombo alle spalle degli esploratori li avverte che il cunicolo dal quale sono entrati è di nuovo aperto.
Tristan rimane immobile per un lungo istante, soppesando cupamente le parole del ragno. Dopodiché senza dire una parola, procede lungo la stanza, ma non verso lo scrigno. Si avvicina bensì ai bozzoli accatastati lungo la parete, dopo aver esaminato con cura la spada che giace a terra.
Marchesa Vaniglia osserva stupefatta la sconfitta del ragno, è profondamente sollevata nel vederne finalmente i resti assorbiti dal terreno. Alle parole di Tristan, volta la testa nella sua direzione e ricambia il sorriso. Il suo è raggiante, ma svanisce non appena la creatura viene risputata dagli inferi, in condizioni migliori di quelle in cui era all’inizio. Attentamente ascolta ciò che ha da dire e annuisce davanti all’ammonimento, anche se probabilmente nessuno sta facendo caso a lei. Poi corre in fretta e furia verso il resto del gruppo e getta le braccia intorno al collo di Nel, urlando “Ce l’avete fatta!!”
Conte SajCor il Limoncino Candido si accascia a terra. “Finalmente!” Fa per rialzarsi quando riappare il ragno ma al sentirlo parlare capisce che non ci sarà un’altra battaglia; rimane li seduto ancora qualche minuto, poi si alza per raggiungere i suoi compagni e assicurarsi che stiano tutti bene. “Sapevo che ce l’avremmo fatta!” Cerca di capire cosa Tristan stia facendo, poi la sua attenzione va sullo scrigno. Lo aprirà quando tutti saranno pronti e riposati. Intanto si congratula con gli altri per le loro formidabili azioni.
Dea Aranel osserva la scena senza fiatare. Prima, con grande soddisfazione, scostandosi per non essere colpita dal nemico in caduta. Poi con preoccupazione, vedendolo rispuntare dalle sue ceneri. Infine con sollievo; la battaglia è finita. Rapidamente si sfila la maschera, riponendola nella tasca del mantello. Non appena si riprende, è tra le braccia di Vaniglia e i suoi abiti sono tornati quelli di prima. Si guarda attorno, spaesata, cercando di capire che cosa sia successo nel frattempo. Evidentemente ce l’hanno fatta. Abbozza un sorriso ricambiando l’abbraccio di Vaniglia. “Ne dubitavi?” Le domanda, accarezzandole la schiena. I suoi occhi si soffermano sui concittadini e sull’esploratore. Solo alla fine sulla spada insanguinata che giace a terra incustodita. Dopo qualche secondo scioglie l’abbraccio e si avvicina per raccoglierla, soppesandola e studiandone le caratteristiche.
Madam Nerissa rimane immobile, a debita distanza, ad osservare il corpo del ragno liquefarsi ma, neanche dopo poco tempo, risorge da una voragine del terreno. Ascolta quindi incuriosita le parole dell’essere e molte domande riguardanti il mostro e il suo creatore si pongono nella sua mente ma preferisce tenersele per sé. Quando finalmente l’essere se ne va, pulisce le sue scimitarre prima di riporle nei rispettivi foderi. Posa quindi lo sguardo sul fratello per accertarsi che stia bene prima di riportare lo sguardo sullo scrigno, chiedendosi cosa contenga di così prezioso.
Dio Phobos l`Oni Incendiario osserva il ragno prendere fuoco con occhi colmi di soddisfazione. Fa per lanciare altre fiamme, quando capisce che non c’è ne più bisogno. A testa inclinata osserva la disfatta del ragno mentre questo si ritrae anche grazie alle sue adorate fiaccole. Fa una smorfia e grida: “Ma come...tutto qui?? Stupido ragnone!” si lamenta tirando un calcio ad una zampa della bestia. Poco dopo il corpo di essa comicia a sciogliersi, quindi opta per allontanarsi. Fa per girarsi e andare verso lo scrigno, quando improvvisamente l’animale torna in vita. Sbuffa e torna a guardare il mostro. Accenna una parola di disprezzo ma viene bloccato dal suo monologo. Torna serio e ascolta le sue parole. Una volta finite parte in corsa verso di lui per porgli un quesito importante, tuttavia al suo arrivo, quest’ultimo è già scomparso. Batte i piedi a terra arrabbiato: “Torna qui! Voglio parlare con te!” piagnucola inutilmente. Quando poi si rassegna, si volta e va verso lo scrigno ingnorando l’enfasi del momento. Lo apre senza indugio e rimane fermo ad osservarne il contenuto.
Gladiatrice Arianrhod sospira, rimanendo in disparte dai festeggiamenti. In fondo, è un po’ delusa dall’evoluzione dell’azione: sperava che la sua partecipazione alla battaglia fosse sufficiente a... Il flusso dei suoi pensieri è interrotto dal discorso del ragno. Non appena egli tace, corre verso lo scrigno, sperando di acquistare un diritto di precedenza, ma è preceduta, purtroppo, da Phobos. Lo afferra per un braccio, strattonandolo e intimando “Mostrami il suo contenuto, mostramelo ti dico!” La scarsa statura le impedisce, infatti, persino di sbirciare al suo interno.
L’esploratore continua a frugare tra i bozzoli, cercando qualcosa in particolare. Dopo aver esaminato l’ultimo rimane immobile per una manciata di secondi, cercando di reggere emotivamente lo spettacolo al quale sta assistendo. Scava con le mani attraverso la ragnatela appiccicosa e consunta, tirandone fuori qualcosa che si infila velocemente in tasca.
Proprio in quel momento, il grande baule comincia a tremare fortemente dopo essere stato aperto. Subito dopo comincia a rigettare nella galleria un contenuto impressionante di tesori; gioielli e monili lucenti, ori sonanti, armi, dorate e corone sofisticate, in pratica qualsiasi cosa che si avvicini anche vagamente all’idea di “prezioso”. Quella fontana splendente e luccicante si arresta solo quando il pavimento è praticamente ricoperto, evidentemente quel baule era più spazioso all’interno.
Tristan osserva l’esplosione con aria quasi disinteressata, facendo vagare pigramente lo sguardo tra i mille tesori.
Sindaco Vaniglia rimane sbalordita alla vista di tutti quegli oggetti di valore. Lentamente gironzola per la galleria, lasciando scorrere lo sguardo finchè qualcosa non cattura il suo interesse. A quel punto si inginocchia accanto un mucchietto di monete d’oro e ne estrae un collier d’argento finimente lavorato, incastastonato di tanti piccoli diamanti. Come incantata lo accarezza con la punta delle dita per qualche istante, prima di allacciarselo intorno al collo e nasconderlo sotto il colletto della cappa. “Ma... possiamo prendere proprio tutto ciò che desideriamo?” chiede incerta mentre si alza e ricomincia a girare per la stanza alla ricerca di qualcosa di particolare.
Marchese SajCor il Limoncino Candido è impressionato da tutto quel ben di Sgrios. Decide di mettersi alla ricerca di qualcosa di utile per la sua carriera o per la via quotidiana. Girovagando trai vari tesori si imbatte in un lucente bastone-scettro quasi dorato, lo raccoglie e ne scruta le fattezze. Ad un certo punto i suoi occhi cadono su qualcosa di ancora più interessante: Un boccale, della stessa forma del suo artefatto, ma magico in modo diverso. Decide di prendere entrambi gli oggetti, ma se la sua scelta dovesse andare solo per uno dei due, di certo sceglierebbe il bicchierone! È piuttosto interessato a scoprirne gli effetti magici.
Dea Aranel quasi evoca su sé stessa una barriera quando lo scoppio del baule travolge la stanza. Basita si guarda attorno, affascinata da quella moltitudine di tesori. Non saprebbe nemmeno da dove cominciare ad arraffare qualcosa. Innanzitutto decide di lasciar lì la daga e sostituirla con la spada, affascinata dall’idea di possedere un’arma appartenente un tempo a chissà quale valoroso guerriero. E poi ha una mezza idea di come sfruttare il sangue del ragno. Dopodiché comincia ad esaminare i vari tesori, infilandosi di tanto in tanto qualche gioiello in tasca; le hanno insegnato, in passato, a riconoscere gli oggetti di valore.
Camerlenga Nerissa osserva incuriosita l’esplosione del baule che rigurgita vari oggetti più o meno preziosi. Quando nota che ha finito, procede alla ricerca di qualcosa che possa esserle utile. In un mucchietto vicino a lei scorge qualcosa di luccicante che attira la sua attenzione. Un paio di polsiere d’oro di ottima fattura e molto leggere ma troppo grandi per lei. Le studia per capirne la provenienza prima di posarle nella bisaccia, sapendo già a chi regalarle. Cammina ancora per un po’ prima di trovare un bracciale d’argento finemente lavorato in un delicato intreccio. Lo prende in mano e, dopo averlo girato, nota al suo interno una scritta in elfico. Curiosa di scoprire se quella parola possa avere un potere, lo pone nella bisaccia. Sperando di trovare qualcosa di altrettanto strano come il bracciale, continua a vagare esaminando man mano i vari oggetti.
Dio Phobos l`Oni Incendiario viene sommerso da una montagna di: Oro, gioielli, gemme e quant’altro. Con un botto, scaraventa tutto lontano da sé mentre torna al punto in cui il ragno si è appena sciolto: “Tutto questo....solo per una montagna di tesori?” gli tuona come se potesse sentirlo. Si volta per vedere i propri compagni gingillare con i tesori e accaparrarsi il proprio premio. Si china solo per cogliere un ametista della grandezza di un pugno, nel nucleo, una scintilla palpitante di argento vivo. Lo donerà presto alla “sua” regina. Si alza e torna verso la porta: “L’oro corrompe anche l’animo più valoroso...” rimprovera loro. “Ed ora andiamocene.” aspetta che tutto il gruppo lo superi prima di partire.
Gladiatrice Arianrhod si ritrova circondata da un’immane quantità di oro, metalli preziosi di vario tipo e pietre preziose. La vista di simile tesoro, tuttavia, la lascia decisamente impassibile. In fondo, è l’erede di un’antica- e potente- dinastia. Prosegue in direzione del resto del gruppo, indifferente al cumulo scintillante che invade la grotta, chiedendosi cosa ci trovino gli altri di così speciale in quelle pietre senz’anima. Tuttavia, la sua attenzione è attirata da un luccichio bluastro, d’una sfumatura simile a quella del cielo notturno. Incuriosita, coglie da terra una catenella argentea cui è attaccato un pendente, uno zaffiro si direbbe, su cui sembra essere riconoscibile la sagoma del Grande Carro e di altre costellazioni. Con noncuranza, lo infila rapidamente in una delle tasche del mantello.
Tristan perlustra un’ultima volta il pavimento, ma tra i preziosi e gli artefatti non trova ciò che cerca. Attende ancora qualche minuto, così che tutti possano prendere qualcosa da portare a casa. “Se non avete altro da prendere sì, è meglio allontanarci.” Annuisce alle parole di Phobos mentre s’avvicina ad Arianrhod. “Potrei riavere il mio monile?” le domanda con gentilezza. “A proposito, complimenti per averlo usato così bene. Non è da tutti.” Abbozza l’ombra d’un sorriso, ancora piuttosto scosso. Nell’attesa della sua risposta riflette a fondo, domandandosi se sia meglio raccontare loro la verità riguardo a quella vicenda-e soprattutto riguardo a sé stesso-o meno. Alla fine giunge ad una conclusione; non è il momento. S’avvicina dunque all’uscita della grotta, aspettando il resto del gruppo per uscire.
Sindaco Vaniglia si accorge che i suoi compagni di avventure ormai si stanno preparando ad uscire dalle gallerie e sta per raggiungerli, quando nota un luccichio interessante tra tutti quegli oggetti preziosi. Affascinata si dirige verso ciò che ha catturato la sua attenzione. Il gioiello che raccoglie questa volta si rivela essere esattamente ciò che cercava: una coroncina. Con una deilicata filigrana d’argento e tempestata di piccoli diamanti, sembra abbinarsi perfettamente alla collana che già ha intascato, così non deve pensarci due volte per decidere di volerla tenere. Con un gesto teatrale se la poggia sulla testa leggermente spettinata prima di incamminarsi per riunirsi agli altri. La sua è una scelta particolare, ma non si aspetta che loro capiscano. Di passaggio raccoglie anche una manciata di monete la cui origine non riesce ad identificare, non si sa mai che non possano rivelarsi utili, prima o poi... Una volta accanto a Tristan si ferma per affermare “Io sono pronta.”
Marchese SajCor il Limoncino Candido decide di portar con se gli oggetti trovati e raccoglie delle cose poco ingombranti da conservare come ricordo. Si avvicina a Tristan mostrandogli sorridente il nuovo boccale e dicendogli di esser pronto.
Dea Aranel annuisce alle parole di Tristan, avvicinandosi al gruppetto. Anche lei, oltre alla spada e a qualche gioiello che potrebbe fruttarle qualcosa, non ha preso molto. “Torniamo a casa.”
Camerlenga Nerissa dopo aver raccolto una moneta proveniente dal suo reame, si incammina vicino all’uscita della grotta ed attende la partenza del gruppo.
Dio Phobos l`Oni Incendiario lascia che tutti passino. Infine volge lo sguardo a Tristan: “Anche tu...” lo incita mostrandoli il cunicolo. Poi si blocca e guarda ancora la vecchia stanza ora colma di tesori.
Gladiatrice Arianrhod proseguendo a piccoli passi verso l’uscita, rigira tra le mani il nuovo ciondolo senza degnare di uno sguardo il resto dei tesori. Imbattutasi in Tristan, replica, gongolando per il complimento. “Riprendilo pure. Ne ho trovato uno decisamente più elegante. Devo solo scopire a cosa possa servire.” Lascia scattare la chiusura del gioiello, porgendoglielo con un sorriso malizioso stampato sul volto. Quindi, s’affretta verso l’uscita. “E finalmente basta con l’umidità.”
L’esploratore sorride alle parole della Scudiera. “Ti dona sicuramente di più.” Riprende finalmente tra le mani il proprio monile, legandolo al collo, mentre con la mano destra stringe nella tasca un oggetto completamente identico, o quasi. “è stata una bella avventura, ma ora torniamo a casa.” Sussurra, accompagnando il gruppo di avventurieri lungo la strada del ritorno, immaginando che tutti lo stiano seguendo.
Non appena gli avventurieri si sono allontanati, lasciando il Dio Minore da solo nella stanza, la voce del ragno rimbomba nuovamente. “E tu cosa ci fai, ancora qui? Non c’è nulla che ti aggrada tra i miei tesori, oltre a quella graziosa pietra?”